lunedì 20 novembre 2017

L'addio a Salerno per le 26 nigeriane morte nel naufragio del 3 novembre

«Cercavano la libertà, sono nostre sorelle». Due giorni fa il rito interreligioso con l'arcivescovo Moretti e l'imam Ebderrhmane Es Saba. Solo cinque le giovani nigeriane hanno un nome. Due erano incinta.

L'ultimo addio alle 26 nigeriane morte in mare

Una rosa bianca su ogni bara. Oppure due, una rosa e una azzurra, sui feretri delle ragazze incinte. Nella piazza degli Uomini Illustri del cimitero di Salerno a Brignano, l'ultimo saluto alle 26 giovanissime migranti (tra i 14 e i 20 anni) nigeriane è stato una cerimonia sobria e commossa. Il Mediterraneo non le ha risparmiate durante il naufragio di un gommone lo scorso 3 novembre a largo delle coste libiche; a Salerno erano arrivate a bordo della nave militare spagnola Cantabria.

Sulla loro morte rimane ancora un mistero. Si teme siano state gettate in mare dagli scafisti (o dagli stessi compagni di viaggio) nel momento in cui il loro gommone ha iniziato ad imbarcare acqua. Gli unici corpi recuperati furono infatti solo quelli di queste 26 ragazze, tutte donne e tutte nigeriane. La procura di Salerno ha aperto un fascicolo.

"Sbarco Salerno del 5.11.2017" inciso sulle 24 bare senza un nome, e due erano incisi i nomi di Shaka Marian e Osaro Osato, sono le uniche riconosciute prima che le targhette funebri fossero stampate. Osato era incinta da appena due mesi, ma ancora troppo presto per conoscere il sesso del suo bimbo; Marian da cinque mesi aspettava un maschietto. Il marito di Marian, nata il 7 febbraio 1997, non ha voluto parlare.

Ieri è stata data una identità ad altre tre. Ne restano, per ora, 21 sconosciute. Quelle donne "cercavano la libertà e la pace", ha ricordato, durante la celebrazione del rito interreligioso l'arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, monsignor Luigi Moretti. Accanto a lui, l'imam di Bellizzi, Ebderrhmane Es Saba, che ha invitato a pregare "tutti lo stesso Dio, che è Dio della pace e della giustizia"

"Di fronte a queste ragazze che non conosciamo, ha aggiunto monsignor Moretti, diciamo sono nostre sorelle". L'arcivescovo, sempre accompagnato dall'esponente della religione musulmana, ha proceduto con la benedizione delle bare. Sono stati i ragazzi di alcune scolaresche salernitane, poi, a deporre i fiori sui feretri disposti in cerchio sull'Ossario, là dove riposano i morti senza nome della città.

A piangere le vittime, anche quei pochi parenti delle due ragazze che hanno un nome. Pochi commenti, molto dolore e occhi persi nel vuoto. Il fratello di una delle due, Osaro Osato, racconta di essere stato per sei mesi con la sorella in Libia, un posto "no good", "dove si spara senza motivo", spiega il 18enne passando dall'inglese all'italiano. Insieme sognavano di vivere in Italia. Ed è stato lui ad avvertire della tragedia i genitori in Nigeria e gli altri tre fratelli.

A dare addio alle ragazze anche tante donne africane, accompagnate da mediatori culturali. Dieci salme rimarranno nel cimitero salernitano. Le altre verranno sepolte nei cimiteri comunali di Battipaglia, Montecorvino Rovella, Sassano, Montesano sulla Marcellana, Contursi Terme, Novi Velia, Polla, Atena Lucana, Pellezzano, Baronissi e Sala Consilina. E anche a Pontecagnano Faiano, dove, domattina alle 9.30, si terrà l'inumazione di due salme, in una cerimonia sobria voluta dal primo cittadino.

Tutti i sindaci dei Comuni interessati hanno partecipato al rito. Il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, ha proclamato nel giorno dei funerali il lutto cittadino e, per mezz'ora ieri sera, dalle 18.30 alle 19, si sono spente le Luci da Artista in alcune strade e piazze della città.
(Avvenire)

Condividi su Facebook


Nessun commento:

Posta un commento