lunedì 22 gennaio 2018

Boko Haram e il crudele utilizzo di minori come bombe umane. Due su tre sono bambine

In aumento il crudele utilizzo di bambini come “bombe umane”. Molte sono bambine. Allarme dell'Unicef.

Bambini nigeriani sfollati dalle devastazioni di Boko Haram

L’UNICEF è estremamente preoccupato dall'agghiacciante aumento del crudele e calcolato utilizzo di bambini, soprattutto di ragazze, come “bombe umane” nel nord-est della Nigeria.

Negli ultimi anni i bambini sono stati ripetutamente usati in questo modo, e nel 2017 il loro numero è stato quattro volte maggiore rispetto al totale dell’anno precedente. Lo scorso anno sono stati usati 83 bambini come “bombe umane”: 55 ragazze, il più delle volte sotto i 15 anni, e 27 ragazzi, fra cui un neonato che è stato legato a una ragazza.

Khadija, 15 anniLa sua
famiglia è dovuta fuggire
ben 3 volte per salvarsi da
Boko Haramprima di
trovare rifugio in Ciad
Questo utilizzo di bambini è un’atrocità. I bambini usati come “bombe umane” sono, prima di tutto, vittime, non colpevoli. Il gruppo armato comunemente noto come Boko Haram ha talvolta, ma non sempre, rivendicato la responsabilità di questi attacchi, che colpiscono la popolazione civile.

L’utilizzo di bambini in questi attacchi ha un ulteriore impatto. Crea sospetti e paure nei confronti di quelli che sono stati rilasciati, salvati o fuggiti da Boko Haram. Come risultato, molti bambini che sono riusciti a scappare dalla prigionia devono affrontare un rifiuto della comunità e delle stesse famiglie nel momento in cui cercano di reintegrarsi nella società, aggravando le loro sofferenze.

Tutto ciò sta avvenendo in un contesto di sfollamenti di massa e di una crisi alimentare gravissima. Una combinazione letale per i bambini. Ci sono 2,7 milioni di sfollati a causa delle violenze nel nord-est del paese, l’85% dei quali nello Stato del Borno, dove è avvenuta la maggior parte di questi attacchi.

Il nord-est della Nigeria è uno fra i quattro paesi e regioni su cui grava la minaccia della carestia: quest’anno raggiungono i 450.000 i bambini a rischio di malnutrizione acuta grave.


L’UNICEF sta offrendo supporto psico-sociale per i bambini che sono stati prigionieri di Boko Haram e sta inoltre lavorando con le famiglie e le comunità per favorire che i bambini vengano accettati al loro ritorno. Questo lavoro include un supporto per il reinserimento sociale ed economico ai bambini e alle loro famiglie.

L’UNICEF supporta inoltre delle attività di riconciliazione nel nord-est della Nigeria, portate avanti da leader comunitari e religiosi riconosciuti e rispettati, fra cui donne influenti, per aiutare a promuovere la tolleranza, l'accoglienza e il reinserimento.
(Unicef Nigeria)



Articolo a cura di
Maris Davis

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