lunedì 27 novembre 2017

Palermo. Le associazioni saranno "parti civili" nel processo contro gli sfruttatori di una nigeriana

Fugge da una casa di Ballarò dove la sua mamam la costringeva a prostituirsi e denuncia i sui sfruttatori. Le associazioni di donne: “Saremo parti civili al processo


Arriva la solidarietà delle donne palermitane alla giovane nigeriana fuggita dalla costrizione alla prostituzione. Una delegazione formata da una rappresentanza di donne del consiglio comunale di Palermo, dalle Donne di Benin City, da Fiori di Acciaio, da Mezzocielo, dall’Udi e dal centro studi Pio La Torre, ha incontrato ieri mattina, nel reparto di ortopedia di lunga degenza dell’ospedale Civico di Palermo, la ragazza costretta a prostituirsi che è riuscita a scappare dalla sua ‘maman’, gettandosi dal secondo piano di una ‘casa chiusa’ a Ballarò (quartiere di Palermo).

La giovane, che adesso dopo alcuni interventi chirurgici sta meglio, è in convalescenza e attende di avere notizie del processo che l’avvocato Ettore Barcellona, legale del centro studi Pio La Torre, insieme all’attivista Nino Rocca, stanno cercando di istruire per dare un esito positivo alla vicenda.

A Palermo, la tratta delle nigeriane fa girare un business da oltre 10 milioni di euro l’anno, dice Nino Rocca, attivista del Centro Studi Pio La Torre, ma è un dato addirittura sottostimato". 

L’organizzazione nigeriana che sfruttava la ragazza è sotto processo con l’accusa di ‘mafia’, sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù. È la prima volta che, in Italia, le associazioni saranno "parte civile" in un processo contro la "mafia nigeriana"

La giovane nigeriana, che ha voluto denunciare i suoi protettori, è adesso circondata dell’affetto di molte persone che si sono strette attorno a lei, come ad esempio Osas, presidente dell’associazione Donne di Benin City. L’incontro di ieri di tutte le associazioni, promosso dalle consigliere Valentina Chinnici, Valentina Caputo, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco, Barbara Evola, Katia Orlando e Roberta Cancila, ha avuto lo scopo di dare sostegno e visibilità alla triste vicenda ed in seguito le stesse si costituiranno parte civile nel processo contro gli sfruttatori della ragazza.
(Il Gazzettino di Sicilia)

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