giovedì 31 agosto 2017

Ingiustizie italiche, è rimasto in carcere meno di un mese l'assassino reo-confesso di Nadia


Vagò in auto per una notte intera senza meta con a fianco il corpo ormai senza vita di Nadia. Francesco Mazzega, il 36enne originario di Muzzana che ha confessato l’omicidio della fidanzata Nadia Orlando 21enne di Vidulis di Dignano, oggi uscirà dal carcere di Udine.

Il Tribunale del Riesame di Trieste, infatti, questa mattina ha accolto la richiesta dei suoi avvocati difensori Annaleda Galluzzo e Federico Carnelutti di concedere a Mazzega gli arresti domiciliari. Sarà sottoposto al controllo tramite braccialetto elettronico.

Mazzega si era consegnato alla Polstrada di Palmanova nella mattinata del 1° agosto, dopo aver vagato in auto tutta la notte con il cadavere di Nadia al suo fianco. Agli agenti, il 36enne aveva confessato di aver ucciso la ragazza, nella serata del 31 luglio, in preda a un raptus. Una versione che gli inquirenti stanno continuando a vagliare e che le prime prove acquisite (in particolare, grazie all'autopsia sul corpo della 21enne) non confermerebbero del tutto.

Dopo la sua confessione, Mazzega era stato portato in carcere a Udine, ma il giorno successivo era stato disposto il suo ricovero precauzionale nel reparto di psichiatria del Santa Maria della Misericordia, per il suo grave stato di choc e prostrazione.

Il 10 agosto, infine, era stato nuovamente trasferito in via Spalato (il carcere di Udine ndr..), su disposizione del Gip del Tribunale di Udine, Andrea Odoardo Comez, che aveva convalidato il fermo. Ora la nuova decisione, che permetterà a Mazzega di fare ritorno a casa.
(Il Friuli)

Condividi su Facebook


mercoledì 30 agosto 2017

Piogge e inondazioni in Niger, 50 morti e 123mila senza casa


Dopo le forti piogge che hanno colpito la capitale, il comune di Niamey ha chiesto alla popolazione colpita di trasferirsi temporaneamente nelle scuole. Da giugno, a causa delle inondazioni causate dalle forti piogge soprattutto nelle zone desertiche, almeno 50 persone sono morte e 123mila sono rimaste senza casa.

Secondo l'ultimo bollettino dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari a Niamey, il maltempo ha causato anche il crollo di 13.875 case.

A metà di maggio, l’ONU aveva suonato il campanello di allarme per i rischi di ulteriori inondazioni. Il Niger e i suoi partner avevano già elaborato un “piano di sostegno” di 6,5 milioni di dollari.

Nel 2015 erano state quasi 103mila le persone colpite dalle inondazioni, che avevano causato decine di morti. Nel 2016, almeno 50 persone erano morte sempre a causa di inondazioni che avevano colpito 145.000 persone, in particolare nelle regioni desertiche di Agadez e Tahoua.
(TgCom24)

Condividi su Facebook


martedì 29 agosto 2017

Nigeriane vittime di tratta. Smantellata una rete di sfruttatori tra Italia e Spagna


Tra il 2014 e il 2016, il numero di nigeriane sbarcate in Italia è aumentato del 600%. Per alcune di loro il loro viaggio continua anche al di là dei confini nazionali, costrette a prostituirsi in altri Paesi europei. Un’operazione della polizia spagnola svela reti transnazionali.

L’Italia come porta d’ingresso per le giovani donne nigeriane vittime di tratta. Costrette a prostituirsi non solo lungo le strade italiane, ma anche all'estero.

Una recente operazione della polizia spagnola (in collaborazione con gli omologhi finlandesi e con il supporto di Europol ed Eurojust) ha permesso di smantellare un gruppo criminale che costringeva giovani donne nigeriane a prostituirsi in diverse città spagnole dopo averle trafficate attraverso l’Italia.

Le indagini (che hanno portato all'arresto di 25 persone) hanno rivelato l’esistenza di una rete criminale ben strutturata, che operava in Spagna e che aveva una rete molto solida in Nigeria, Niger, Libia e anche in Italia.

Questo permetteva alla rete criminale di controllare tutto il percorso: dal reclutamento delle vittime in Nigeria al passaggio attraverso Niger, Libia e Italia. Fino alla Spagna, dove erano costrette a prostituirsi”, si legge in un comunicato di Europol.

Come avviene anche in Italia, una volta arrivate in Spagna le vittime venivano istruite affinché chiedessero asilo “in modo da poter lavorare per l’organizzazione criminale senza problemi”, aggiunge Europol, sottolineando come il gruppo inoltre fornisca alle vittime documenti falsi con cui presentare domanda di protezione.

L’Italia rappresenta un punto di passaggio fondamentale. Spiega la polizia spagnola in un suo comunicato stampa sull'operazione, “Le ragazze venivano collocate in centri di accoglienza per migranti, dove aspettavano istruzioni. In Italia l’organizzazione aveva una rete di alloggi dove ospitavano le vittime dopo averle fatte uscire dai centri di accoglienza”. 

La polizia spagnola sottolinea inoltre la presenza di alcuni membri dell’organizzazione attivi in Italia che avevano il compito di “portare le ragazze fuori dai centri e tenerle negli appartamenti in cui venivano tenute sotto controllo fino al momento di andare in Spagna
(Altraeconomia, Ilaria Sesana)

Condividi su Facebook


Nigeria, Boko Haram attacca alcuni villaggi nel nord-est del paese. 27 vittime


Gli attacchi del gruppo estremista islamico Boko Haram contro alcuni villaggi dello stato settentrionale nigeriano di Borno hanno provocato nell'ultima settimana almeno 27 morti. Lo riferiscono residenti della regione.

Modu Jialta, membro di un gruppo di autodifesa a Nganzai, ha raccontato che gli attacchi sono avvenuti in particolare mercoledì scorso, quando 15 persone sono state uccise dai militanti islamici, che hanno sparato o tagliato la gola alle loro vittime. Mai Abatcha Monguno, comandante delle forze di autodifesa a Guzamala, ha detto che le vittime nella sua zona sono state 27, ed ha chiesto un maggiore aiuto del governo centrale contro Boko Haram.

La campagna sanguinosa dell'organizzazione estremista in Nigeria ha provocato almeno 25.000 morti e 2,7 milioni di profughi negli ultimi otto anni.
(Ansa)


Attaccati anche due villaggi in Camerun, 16 le vittime

I due villaggi si trovano nella provincia di Mora, nell'estremo nord, a circa 20 km dal confine nigeriano. Ancora un'altra azione militare spietata e disumana: i terroristi islamici nigeriani di Boko Haram hanno attaccato due villaggi nel nord del Camerun, vicino al confine con la Nigeria, uccidendo almeno 16 abitanti e dando fuoco alle case.

Lo hanno riferito residenti testimoni. Una sopravvissuta, Iya Gana, ha raccontato che i terroristi sono entrati nel suo villaggio, hanno ucciso suo marito insieme ad altre persone, hanno dato fuoco alle case, rubato veicoli e bestiame.

I due villaggi si trovano a circa 20 km dal confine nigeriano, dal quale sono probabilmente entrati. Privati di gran parte del loro territorio in Nigeria, i Boko Haram sconfinano e compiono di frequente sanguinose incursioni nei paesi vicini, fra cui il Camerun, che contribuiscono alla forza militare congiunta che li combatte (Camerun, Ciad, Niger, oltre che la Nigeria)
(Globalist)

Condividi su Facebook


martedì 22 agosto 2017

Sudan, cresce il traffico di esseri umani


Secondo testimonianze raccolte da Radio Dabanga, una radio indipendente sudanese, sarebbe in aumento la tratta degli esseri umani nella regione orientale del Sudan, composta dagli stati di Kassala, Mar Rosso ed El Gedaref. Il Sudan orientale costituisce il primo tratto della rotta migratoria del Mediterraneo centrale per i migranti dei paesi del Corno d’Africa, che raggiungono poi la Libia e da lì le coste italiane.

Le testimonianze mettono in relazione il fenomeno con quello dell’aumento di autoveicoli privi di targa nella zona. Secondo un ascoltatore della radio, le autovetture potrebbero appartenere alle forze dell’ordine sudanesi, oppure essere state contrabbandate attraverso il confine libico e ciadiano da gruppi terroristici quali Boko Haram, che poi si avvantaggerebbero del traffico di migranti e richiedenti asilo. Il mese scorso la polizia avrebbe organizzato una campagna di sequestri di questo genere di autoveicoli, fermando 135 macchine, 203 veicoli a 3 ruote, chiamati localmente tuk tuk (o risciò), e 26 motociclette.

Frequenti sono i casi di rapimenti di rifugiati e richiedenti asilo, nella zona in maggioranza eritrei o etiopici. In marzo la polizia ne ha liberati 11 e altri 56 in aprile. Nel 2016 furono almeno 200 le persone cadute nelle mani dei trafficanti, a detta del capo della polizia di Kassala, Mag. Gen. Yahya Hadi Suleiman. Altri casi finiscono spesso nelle cronache dei mass media locali.

La scorsa settimana, in un incontro delle polizie degli stati di Kassala, El Gedaref e El Gezira, il portavoce della polizia di quest’ultimo stato, Hatem Osman, ha dichiarato che in un’operazione condotta nei primi mesi dell’anno in un solo distretto, quello di Al Butana, sono stati arrestati 75 trafficanti di esseri umani, di armi e di bestiame razziato.

Le frequenti operazioni della polizia per individuare i trafficanti diventano spesso indiscriminati rastrellamenti di casa in casa, che finiscono per tramutarsi in distruzioni di abitazioni o in furti di beni di proprietà di privati cittadini, provocando scontri e disordini.

Funzionari delle forze dell’ordine sudanesi sono stati spesso accusati di essere coinvolti nel traffico di persone. Un rapporto di ricercatori europei, The Human Trafficking Cycle: Sinai and Beyond (Il ciclo del traffico di essere umani: Sinai e oltre) sostiene che funzionari sudanesi agiscono in combutta con trafficanti eritrei per facilitare i passaggi. Stessa accusa è mossa da ricerche e rapporti della società civile sudanese.
(Radio Dabanga)

Condividi su Facebook


Sierra Leone, funerali di massa per 300 vittime dell'alluvione

La Sierra Leone ha iniziato a seppellire le vittime della tragica alluvione del 14 agosto nella capitale Freetown.


Circa 300 corpi sono stati interrati ieri nella città di Waterloo, già conosciuta come ‘il cimitero di Ebola dopo l'epidemia che nel 2014 ha ucciso quasi 4.000 persone nel paese. Nel corso di una cerimonia di sepoltura di massa ha preso parte anche il presidente Ernest Bai Koroma.

Il lutto nazionale, indetto mercoledì scorso, durerà una settimana, mentre si intensificano le operazioni di scavo per cercare di recuperare al più presto i corpi ancora sepolti sotto fango, detriti e resti di edifici crollati in seguito alle piogge torrenziali che hanno provocato frane e alluvioni. Si scava usando scavatori e attrezzi improvvisati, cercando di fare in fretta per scongiurare il rischio della diffusione di malattie.

L’area più colpita è quella attorno alle pendici della Sugar Loaf, la montagna che sovrasta una parte della città. Le case che sorgevano nell'area urbana di Regent sono state travolte dal crollo di una sezione della montagna, collassata all'improvviso lunedì notte, quando molti degli abitanti dormivano.

La conta delle vittime non è ancora conclusa. Più di 400 i corpi recuperati, oltre 100 dei quali sono bambini, ma le autorità parlano di ancora circa 600 persone disperse e circa 3.000 rimaste senza tetto. Le camere mortuarie sono state sopraffatte dal numero di corpi ricevuti e circondate dalle centinaia di famiglie che cercano i propri cari.

Il paese sta vivendo un’emergenza. Il presidente Koroma ha invitato la comunità internazionale a fornire "un sostegno urgente". L'Unione Europea ha risposto impegnando 300.000 euro e Carlos Martin Ruiz De Gordejuela, della Commissione europea, ha dichiarato che i soldi sarebbero andati alle organizzazioni umanitarie per assicurare che arrivassero ai più bisognosi. La Croce Rossa ha avvertito che si tratta di una corsa contro il tempo per trovare sopravvissuti ed evitare il diffondersi di malattie. Molto elevato il rischio del diffondersi della malaria.
(BBC)

Condividi su Facebook


Tanzania. Ucciso in un agguato Whyne Lotter, noto attivista anti-bracconaggio

Wyne Lotter
La settimana scorsa a Dar es Salaam, Tanzania, è stato assassinato, in un agguato, Wayne Lotter, sudafricano, figura molto nota anche a livello internazionale per il suo impegno nella protezione della fauna africana. Il suo taxi è stato fermato da un’altra autovettura da cui è sceso un uomo armato che gli ha sparato a distanza ravvicinata.

Lotter, 51 anni sudafricano, era fra i fondatori della fondazione tanzaniana PAMS (Protected Area Management Solutions) che dirigeva al momento in cui è stato assassinato. Dal 2009, anno di inizio dell’attività, grazie a PAMS è stata garantita la protezione a 32mila elefanti e 7mila giraffe e la rimozione di circa 4.600 trappole.

Ha inoltre consentito l’educazione di 1.200 ragazzi alla protezione dell’ambiente e della fauna selvatica. Ha infine supportato e finanziato l’autorità tanzaniana di investigazione NTSCIU, National and Transnational Serious Crimes Unit, che ha portato all’arresto di quasi 2.400 tra bracconieri e trafficanti e alla confisca di 1.446 armi da fuoco.

Tra i trafficanti arrestati grazie al suo impegno, anche la cinese Yang Fen Glan, conosciuta come “la regina dell’avorio”, accusata di gestire nel paese il commercio illegale di zanne di elefante per un valore di 2,6 milioni di dollari.

Secondo le ricerche del Great Elephants Census, dal 2007 al 2014 l’aumento del bracconaggio ha portato alla riduzione del 60% degli elefanti in Tanzania.

Lotter era impegnato anche nel consiglio direttivo di diverse gruppi internazionali, tra cui la Federazione internazionale dei ranger.
(The East African)


Condividi su Facebook


Barcellona, individuato e ucciso dalla polizia catalana il killer delle ramblas


La polizia catalana ha ucciso Younes Abouyaaquoub, l’uomo che ha massacrato 13 persone buttandosi con un furgone sulla Rambla di Barcellona. Localizzato grazie alla segnalazione di una cittadina. Indossava una finta cintura esplosiva e «ha urlato Allah Akbar». Era l'unico della cellula terroristica ancora in fuga.

«Mi sembra un tipo sospetto». «Perché?». «Ha una maglietta, e sopra una camicia. Ma oggi ci sono 30 gradi... È strano», riflette una donna, parlando al telefono con il poliziotto. E poi insiste: «Guardi, somiglia davvero tanto a quel ragazzo». «Va bene, stiamo venendo a verificare. Grazie della segnalazione»

Tre del pomeriggio di ieri, villetta di campagna, Sant Sadurnì, 50 chilometri a nord-ovest di Barcellona. Poco prima è successo questo: la signora vede un uomo che s’avvicina alla casa, da lontano gli chiede cosa stia cercando. Lui si blocca un attimo, non risponde. Poi si gira e inizia a correre: in pochi secondi scompare tra i filari di un vigneto. È sul ciglio di una strada assolata e deserta, in questa campagna famosa per la produzione dello spumante spagnolo. Un’ora e mezza dopo quella chiamata al 112 muore Younes Abouyaaqoub, 22 anni, marocchino, l’uomo che ha massacrato 13 persone buttandosi con un furgone sulla Rambla di Barcellona.

Fuga
Younes Abouyaaquoub, 22 anni
l'attentatore delle ramblas ucciso ieri
Quattro giorni in fuga senza fare molta strada. L’ipotesi più probabile è che non sia riuscito a trovare una macchina, che abbia evitato i mezzi pubblici, e si sia spostato solo a piedi, in zone rurali, soprattutto di notte. Randagio, solitario, super ricercato: abbattuto dalle pallottole della polizia come Anis Amri (l’attentatore di Berlino ucciso a Milano) e Abdelhamid Abaaoud (uno dei killer di Parigi).

Abouyaaqoub portava una cintura esplosiva sotto la camicia, poi rivelatasi falsa, ma solo quando un robot degli artificieri ha accertato che era davvero falsa, alla fine di ieri pomeriggio, il capo dei Mossos d’Esquadra (la polizia catalana) è andato in televisione a dichiarare che la cellula è stata definitivamente smantellata: quattro arrestati; cinque terroristi uccisi nel secondo attacco di giovedì notte a Cambrils; altri due (forse tre, tra cui di certo l’imam Es Satty, che capeggiava il gruppo) massacrati nell’esplosione accidentale della villetta in cui stavano preparando le bombe; più un fiancheggiatore bloccato in Marocco. «Ma l’inchiesta non è chiusa, spiegano i Mossos, ora bisogna ricostruire tutta la rete internazionale che ha supportato questo gruppo»

Responsabile anche dell'uccisione di Pau
Younes Abouyaaqoub era arrivato in Spagna quando aveva 4 anni e muore a 22 portandosi dietro, oltre le 13 vittime della Rambla, anche il cadavere di Pau Perez, 35 anni, calciatore, cooperante ad Haiti, impiegato in un’azienda vinicola.

Solo ieri il suo nome è stato incluso ufficialmente nella storia nera dell’attentato di Barcellona. È iniziato tutto a metà pomeriggio del 17 agosto: Abouyaaqoub investe i passanti con un furgone sul viale più famoso della città, si ferma dopo 600 metri perché gli urti hanno fatto scattare l’airbag. Intorno è il caos, urla, persone che scappano. Lui approfitta della confusione. Scende e si infila tra i banchi della Boqueria, il mercato storico. Pantaloni scuri, polo a righe, occhiali, si allontana camminando e scompare tra i vicoli del Raval.

Viene inquadrato da alcune telecamere: senza mai affrettare troppo il passo, cammina per più di un’ora, e così intorno alle 18.15 arriva nella zona universitaria, molto distante dal centro. Incontra Pau Perez, che è appena salito sulla sua Ford Focus bianca, di ritorno dal lavoro. Lo accoltella e si mette alla guida dell’auto, che abbandonerà fuori città, dopo aver sfondato un posto di blocco sull'Avenida Diagonal. Nella Focus la polizia troverà il cadavere dissanguato del proprietario dell’auto. Ieri Abouyaaqoub aveva in tasca alcuni coltelli. La polizia deve accertare se con uno di questi ha ucciso Pau Perez.
(Corriere della Sera)

Condividi su Facebook


Terremoto a Ischia. Assurdo morire a causa di una scossa relativamente debole

Due morti e 39 feriti. Salvato anche l'ultimo dei tre i fratellini rimasti sotto le macerie. Scossa di magnitudo 4.0, epicentro in mare vicino al faro di Punta Imperatore. La situazione più grave nelle aree di Casamicciola.


Scossa di terremoto di magnitudo 4.0 nell'isola d’Ischia. Il bilancio è di due morti e 39 feriti. A Casamicciola la situazione più critica con una donna anziana, Lina, che è morta dopo essere stata colpita da calcinacci caduti dalla chiesa di Santa Maria del Suffragio. Si tratta della prima vittima accertata. Tre persone sono state estratte vive dalla macerie di una casa.

I soccorritori hanno appena estratto dalle macerie Ciro, 7 anni, l'ultimo dei tre fratelli rimasti sepolti dopo la scossa. Una corsa contro il tempo con la madre dei piccoli , l’unica della famiglia ad essere riuscita a fuggire durante la scossa, che ha assistito tra pianti e angoscia al salvataggio. Il primo estratto dalle macerie è stato suo marito, poi, dopo poco, il figlio più piccolo di 7 mesi, Pasquale, Mattia il più grande, e poco fa anche il piccolo Ciro rimasto sotto le macerie per oltre 16 ore.



«Assurdo morire per un sisma 4.0»
«È allucinante morire per un sisma di questa entità»: lo afferma Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei Geologi, secondo cui «lascia perplessi come un sisma della magnitudo di quello di Ischia possa provocare danni e vittime nel nostro Paese»

A Lacco Ameno
A Lacco Ameno la scossa si è sentita forte. Gli abitanti di via Borbonica, una zona alta del comune, appena avvertita la scossa sono scappati dalle case. Racconta Tommaso Monti, un giovane fotografo: «Ho visto crollare qualche tetto, ringhiere, muri di contenimento. Una rudere vicino alla nostra casa si è sbriciolato all’istante. Alcune stanze di una villa sono crollate. In giro si sentono solo sirene di ambulanze e quelle dei pompieri. Siamo tutti fuori dalle case con grande paura»

«Mi trovo in una struttura termale di Lacco Ameno. È andata via la corrente. E siamo subito scesi in strada nel viale. Qui nella struttura non risultano per ora feriti. Ho provato ad andare in piazza Maio dove mi dicono ci sono stati danni. Ma col buio è difficile. Sono venuti giù lampadari e tante crepe. Qui nella zona borbonica crolli non ne risultano. Ci hanno fatto uscire dall’hotel, gente coi bagagli è scesa in strada. Aspettiamo istruzioni», così racconta Andrea Petrella, portavoce presidente commissione Camera, da Ischia dove è in vacanza, al telefono Rainews 24.

I soccorsi
Durante la notte, grazie a tre corse appositamente organizzate sotto il coordinamento del Comando generale delle Capitanerie di Porto, hanno lasciato l’isola di Ischia, colpita dal terremoto di ieri sera, 1.051 persone, accolte a Pozzuoli dai volontari della Croce rossa italiana prima di allontanarsi autonomamente. A darne notizia è il Comitato operativo della Protezione civile.

I feriti accertati sono 39, di cui uno grave. Paura anche per i tanti turisti in vacanza sull'isola. In molti sono già rientrati con traghetti straordinari. Anche nel comune di Forio si sono registrati dei crolli, ma per fortuna nessun ferito, mentre per il crollo di una scala una famiglia è rimasta bloccata per ore. È ritornato a funzionare l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno che in un primo tempo era stato evacuato così come sono state allestite delle aree per accogliere gli sfollati.

Gli sfollati
Sono circa 2.600 gli sfollati per il terremoto di Ischia, in base a una prima quantificazione dei sindaci dell’isola. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, che si trova sul posto. Per gli sfollati l’ipotesi tendopoli è remota: «Speriamo proprio di no ci sono diverse strutture ricettive sull'isola, speriamo possano essere utilizzate»

Iniziate anche le prime verifiche per comprendere negli edifici parzialmente danneggiati l’agibilità. Finora, oltre la palazzina che ha seppellito, per fortuna senza vittime, un intero nucleo familiare, risulta completamente crollata una chiesa del centro storico; calcinacci caduti da questo edificio sacro hanno ucciso una donna anziana. Un’altra vittima nel crollo di un’altra abitazione. Tettoie cadute e cedimento di porzioni di struttura anche in altri comuni dell’isola, come Forio e Lacco.

I collegamenti, bloccati questa mattina per permettere l’arrivo dei soccorsi o il rientro a Napoli dei turisti sgomberati dagli alberghi, sono ripresi con regolarità dal porto di Napoli, non ancora da quello di Pozzuoli.


L’area flegrea
La scossa di terremoto è stata avvertita in maniera distinta anche in alcune zone dell’area flegrea. I comuni dove maggiormente è stato registrato il movimento tellurico sono stati Monte di Procida e le zone alte di Bacoli e Pozzuoli. Al momento non si registrano danni a persone e cose. I sindaci di Monte di Procida, Bacoli e Pozzuoli si sono messi in contatto con la Protezione Civile regionale per le prime valutazioni. Allertati, comunque, la Polizia Municipale e la Protezione Civile locale. A Bacoli la situazione viene seguita direttamente dal vulcanologo, Giuseppe Luongo, assessore alla Protezione Civile, in stretto contatto con l’Ingv. Nei tre centri flegrei non si sono registrate scene di panico. La vita nelle strade della `movida´ e sul lungomare dei tre centri sta proseguendo normalmente.

Il rischio di nuove scosse
Il sismologo Enzo Boschi non esclude che a Ischia possa esserci un nuovo evento sismico dopo il terremoto di lunedì sera: «La prassi ci insegna che in Italia le scosse avvengono spesso a coppie», ha spiegato in un’intervista al Mattino, «per ragioni di prudenza, è pertanto necessario adottare tutte le misure di sicurezza del caso e mettere al riparo da pericoli turisti ed abitanti. Sono certo che la Protezione civile è ben informata di tutti i pericoli del caso e di come prevenirli». Pur sottolineando che non è possibile fare previsioni, Boschi ha osservato che «in base a dati empirici, è spesso ricorrente nel nostro Paese quel fenomeno che in gergo si chiama doppietta sismica: due scosse ravvicinate, l’una a poca distanza dall'altra». In questo senso «dovremo aspettare domani, i prossimi quindici giorni, e in ogni caso fino a un mese da questo primo evento»

Non è terremoto vulcanico
Il terremoto di Ischia non è legato al movimento del magma tipico di un’eruzione vulcanica e per questo motivo non può essere considerato un terremoto vulcanico in senso stretto, ma è anche un terremoto che si distingue da quelli tettonici perché risente delle caratteristiche dell’area vulcanica che l’ha generato, ricca di processi idrotermali importanti. Lo ha detto all’ANSA la sismologa Lucia Margheriti, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). «Quello avvenuto il 21 agosto a Ischia è stato un terremoto poco profondo e avvenuto in un’area vulcanica, ma non legato a un’eruzione in corso: per questo motivo non può essere definito un terremoto di tipo vulcanico»

De Magistris
«La Città Metropolitana di Napoli ed il Comune di Napoli sin dai primi minuti successivi alla violenta scossa di terremoto che ha colpito ieri sera l’isola d’Ischia e l’area flegrea napoletana hanno messo in atto ogni azione per contribuire a sostenere le attività di emergenza, soccorso e assistenza in favore delle persone e dei Comuni così duramente colpiti. Tutti uniti per stare vicini agli abitanti dell’isola e a chi sta operando senza sosta per salvare vite umane» Lo scrive il sindaco di Napoli e della Città Metropolitana Luigi de Magistris anche in un post su Facebook.



Gli aiuti dall'Europa
L’Unione Europea è «pronta a aiutare» l’Italia dopo il terremoto che ha colpito l’isola di Ischia ieri. Lo ha detto il commissario responsabile della gestione delle crisi, Christos Stylianides. «Il mio pensiero va alle famiglie e agli amici delle persone che hanno perso i loro cari e a chi è stato colpito dal terremoto»
(Corriere della Sera)




Condividi su Facebook


lunedì 21 agosto 2017

Papa Francesco, Si allo Ius Soli e allo Ius Culturae

Anticipazione del messaggio che invierà per la giornata mondiale del migrante. Salvini attacca: "Volete la legge? Applicatela in Vaticano"

Al momento della nascita "va riconosciuta e certificata la nazionalità e a tutti i bambini, va assicurato l'accesso regolare all'istruzione primaria e secondaria". Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 14 gennaio (tema: 'Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati') prende esplicitamente posizione sullo Ius soli e manifesta appoggio anche allo Ius culturae in quanto chiede sia riconosciuto il diritto a completare il percorso formativo nel paese d'accoglienza.

Il Pontefice ricorda che la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo "Offre una base giuridica universale per la protezione dei minori migranti. A essi, occorre evitare ogni forma di detenzione in ragione del loro status migratorio, mentre va assicurato l'accesso regolare all'istruzione primaria e secondaria. Parimenti è necessario garantire la permanenza regolare al compimento della maggiore età e la possibilità di continuare degli studi. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto universale a una nazionalità questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita"

Ma accogliere i migranti significa offrire loro "più ampie opportunità di un ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione", per esempio attraverso "corridoi umanitari", e "una prima sistemazione adeguata e decorosa" aggiunge papa Francesco. Occorre dunque anche "un impegno concreto affinché sia incrementata e semplificata la concessione di visti umanitari e per il ricongiungimento familiare".

"Sarebbe opportuno, inoltre, prevedere visti temporanei speciali per le persone che scappano dai conflitti nei paesi confinanti. Non sono una idonea soluzione le espulsioni collettive e arbitrarie di migranti e rifugiati, soprattutto quando esse vengono eseguite verso paesi che non possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali"

Dietro tutto questo ci vuole però un cambio culturale, dice il Pontefice, e un'alleanza tra tutte le istituzioni. "Insisto ancora sulla necessità di favorire in ogni modo la cultura dell'incontro, moltiplicando le opportunità di scambio interculturale, documentando e diffondendo le buone pratiche di integrazione e sviluppando programmi tesi a preparare le comunità locali ai processi integrativi. In conformità con la sua tradizione pastorale, la Chiesa è disponibile ad impegnarsi in prima persona per realizzare tutte le iniziative sopra proposte, ma per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile, ciascuno secondo le responsabilità proprie"

Ricorda ancora papa Francesco: "Durante i miei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. Si tratta indubbiamente di un 'segno dei tempi' che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo sin dalla mia visita a Lampedusa l'8 luglio 2013. Nell'istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta"

Questo non vuol dire però abbassare la guardia sulla sicurezza, avverte Bergoglio. "Il principio della centralità della persona umana, fermamente affermato dal mio amato predecessore Benedetto XVI, ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale. Di conseguenza, è necessario formare adeguatamente il personale preposto ai controlli di frontiera"

Dura la reazione della Lega alle parole del Papa. Con un post su Facebook il segretario Matteo Salvini, che comunque si professa cattolico, attacca: "Papa Francesco dice sì allo Ius soli. Se lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure. Ma da cattolico non penso che l'Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare. Amen". E conclude con l'hashtag "#stopinvasione"
(la Repubblica)

Condividi su Facebook


Sud Sudan, sono già 4.000 le persone morte a causa della malaria

L'epidemia di malaria diffusasi quest'anno è la più letale nella storia del paese.


L'epidemia di malaria ha causato fin'ora la morte di oltre 4 mila persone, dicono i rappresentanti del sistema sanitario del paese, citati dall'agenzia Anadolu.

"L'epidemia di malaria di quest'anno è la più grande nella storia del paese" ha sottolineato il rappresentante del Ministero della sanità del Sud Sudan, Isaac Маpir, che lotta contro questa malattia. "In totale ci sono stati oltre 900 mila casi di malaria"

Il funzionario del ministero ha sottolineato che un intero gruppo medico specializzato sta intensificando gli sforzi contro l'epidemia e in questo processo prendono parte gli esperti delle Nazioni Unite.

In Sud Sudan da più di tre anni è in corso la guerra civile. I conflitti militari creano un ambiente favorevole alla diffusione delle epidemie.
(Sputnik News)

Condividi su Facebook


mercoledì 16 agosto 2017

Sierra Leone, si aggrava il bilancio dell'alluvione a Freetown. Tra le vittime più di cento bambini

Si scava nel fango a Regent, sobborgo di Freetown. Molti bambini tra le vittime. Nell'obitorio dell'ospedale di Connaught sono stati portati centinaia corpi, oltre cento sono quelli di bambini.


In lacrime il presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma, che ha parlato proprio dalla collina di Regent, una delle aree più colpite dalle frane di fango. "Abbiamo bisogno di aiuti immediati. La devastazione ci ha completamente schiacciati". Le vittime sono 400, più di cento sono bambini, almeno 600 i dispersi.

Le squadre di emergenza continuano a lavorare per salvare le migliaia di persone intrappolate in varie zone del Paese. Sono almeno seimila le persone rimaste senza casa a Freetown.

Sale il bilancio delle vittime e dei dispersi: secondo un portavoce del governo citato dalla Bbc, il numero dei morti è salito a 400, quello dei dispersi a 600. La Croce Rossa parla di 'corsa contro il tempo' per la ricerca dei possibili sopravvissuti. Le Nazioni Unite hanno mobilitato le loro squadre di supporto.

Moltissime famiglie, secondo le prime ricostruzioni, sono state travolte dall'acqua e dal fango mentre stavano ancora dormendo e, secondo il vice presidente del paese Victor Foh, centinaia di persone potrebbero essere sepolte sotto le macerie.

Tra le associazioni umanitarie che stanno prestando soccorso c'è anche Street Child che opera nella capitale dal 2009. "Quelli che vivono sulle pendici delle colline ai margini di Freetown, sono tra i più poveri abitanti della capitale. Coloro che sono sopravvissuti a questa tragedia hanno perso tutto. La capacità di aiuto da parte del governo è molto limitata", dice Street Child che lancia un appello: "È il momento di far arrivare aiuti con urgenza"

È sempre più drammatico il bilancio della frana che ha travolto un sobborgo di Freetown, capitale della Sierra Leone. I soccorritori sono ancora al lavoro e continuano ad estrarre corpi senza vita dal fango che ha travolto domenica le case del sobborgo di Regent.


Molte delle vittime sono bambini. Nell'obitorio dell'ospedale di Connaught a Freetown, dove sono stati portati 297 corpi, sono stati contati 109 bimbi, ha detto il ministro dell'Informazione, Mohamed Banguara. Le operazioni sono rese difficili dalla scarsità di mezzi e dalle conseguenze delle forti piogge degli ultimi giorni, con strade bloccate e 'black out' dell'elettricità.

Il governo ha proclamato sette giorni di lutto nazionale a partire da oggi. A mezzogiorno ora locale, le 14 in Italia, è stato osservato un minuto di silenzio in tutto il paese, mentre per questa sera è prevista una veglia inter-religiosa nello stadio di Freetown. E in giornata vi sarà una prima sepoltura di massa delle vittime, per far posto negli obitori all'arrivo di nuove salme. Adesso il pericolo sono le epidemie e il colera.

Papa Francesco ha inviato un telegramma di cordoglio all'arcivescovo di Freetown, Charles Edward Tamba, per le vittime dell'alluvione e dalla frana che hanno colpito lunedì 14 agosto la capitale del Paese africano. Il Pontefice si dice "profondamente rattristato per le devastanti conseguenze delle alluvioni che hanno trasformato le strade in fiumi di fango e che hanno sommerso decine di case"
(RaiNews)

Si scava nella collina "Sugar Loaf" (Pan di Zucchero), alla periferia di Freetowm

Condividi su Facebook