martedì 31 maggio 2016

Crimini contro l'umanità e stupro, condannato l'ex presidente del Ciad Habré

Crimini contro l’umanità e stupro, ergastolo per l’ex dittatore del Ciad. Hissène Habré giudicato da un tribunale speciale in Senegal. È la prima volta nella storia dell'Africa che un ex Capo di Stato viene condannato dagli stessi africani.

Hissène Habré, ex Presidente del Ciad
L’ex presidente-dittatore del Ciad Hissène Habré è stato condannato all’ergastolo per crimini contro l’umanità e stupro. A giudicarlo un tribunale speciale africano a Dakar in Senegal. È la prima volta nella storia dell’Africa che un politico di alto rango viene giudicato da giudici tutti africani e che il processo si sia svolto in un Paese del Continente Nero, invece che a L’Aja presso il Tribunale penale internazionale.

Il processo in Senegal un caso senza precedenti. La sentenza è arrivata dopo 25 anni. Il "Pinochet d'Africa", considerato il principale responsabile per la scomparsa di 40 mila persone tra il 1982 e il 1990, non ha mai riconosciuto il tribunale. La difesa sosteneva che non fosse a conoscenza delle uccisioni e delle violenze, ma le carte trovate negli archivi hanno convinto i giudici che lui fosse sempre al corrente di quanto avveniva.

Ci sono voluti venticinque anni di ricorsi, battaglie legali, testimonianze penose e documenti atroci, ma alla fine le vittime di Hissène Habré possono avere giustizia. Il Tribunale straordinario istituito in Senegal con il sostegno dell'Unione Africana ha condannato all'ergastolo quello che era soprannominato il "Pinochet d'Africa", considerato dalla Commissione di verità per il Ciad il massimo responsabile per la scomparsa di 40 mila persone fra il 1982 e il 1990.

Colpevole di crimini contro l'umanità, rapimento, schiavitù forzata e violenza sessuale. Dopo la sentenza, a Dakar, vittime e familiari si sono abbracciati. Per il segretario di Stato Usa John Kerry, "la sentenza è una pietra miliare nella battaglia contro le impunità per gli abusi"

Nel 2001 sotto il pavimento del quartier generale della polizia ciadiana sono stati scoperti gli archivi della sicurezza, con i casi di oltre dodicimila vittime. E dopo aver assistito al racconto degli orrori, che vanno dalla pratica del "waterboarding" alle scosse elettriche, dall'uso di polveri urticanti nelle parti intime ai gas negli occhi, i giudici hanno esaminato una robusta mole di documenti che chiamavano in causa senza ombra di dubbio la presidenza del Paese. "L'ex dittatore era costantemente informato di quello che succedeva"

L'attacco sistematico su ogni forma di opposizione, con libertà di stupro e sparizioni di massa, era talmente radicato che lasciava uno spazio enorme anche a errori giudiziari. Fra questi c'era anche l'arresto il 12 luglio del 1985 di Clement Abaifouta, colpevole di aver vinto una borsa per studiare in Germania. Oggi Abaifouta ha 55 anni e ha raccontato all'agenzia Irin News che, più che la sete di vendetta, cova una grande curiosità: "Vorrei solo chiedergli: perché mi ha fatto arrestare". Il giovane era stato trattenuto due settimane nel quartier generale del famigerato Dipartimento di documentazione e sicurezza, la polizia politica del regime. Poi, lo studente era stato portato in carcere, dove è rimasto per quattro anni senza nemmeno parlare con i familiari o con un legale, con in più il compito penoso di seppellire i compagni di detenzione quando non sopravvivevano alle torture.

L'ex-dittatore, sempre sostenuto dalla Francia, fu costretto a fuggire in Senegal nel 1990 a seguito di un colpo di stato dell'attuale presidente ciadiano, Idriss Déby. Habre ha governato lo Stato africano dal 1982 al 1990. nel 2005 un tribunale belga aveva emesso un mandato di cattura internazionale. Da allora sette anni di limbo fino all'ordine del Tribunale penale Internazionale ad iniziare il processo in Senegal, pena l’estradizione in Olanda.

Hissène Habré durante il processo a Dakar
Sette mesi di processo e 93 testimoni in aula, mentre l’ex Presidente Habre assisteva avvolto nel suo turbante bianco e indossando occhiali da sole per non far trasparire il suo sguardo. Durante il dibattimento il dittatore africano non ha mai risposto alle domande dei giudici e tramite i suoi avvocati ha negato le accuse mossegli.

Al momento della lettura del verdetto in aula, alcune delle vittime presenti hanno intonato canti di gioia e ululati in segno di festa. I legali di Habre avranno adesso 15 giorni di tempo per appellare un verdetto che sembra difficile da ribaltare.

È allo studio anche un risarcimento per le vittime che hanno testimoniato durante il processo, ma anche per coloro che sono stati danneggiati dalle violenze commesse da Habre e dalla Documentation and Security Directorate, la polizia segreta che ha bagnato di sangue il Ciad dal 1982 al 1990.

Aver potuto portare Habré alla sbarra significa che la mobilitazione delle vittime può creare le condizioni politiche perché un dittatore o un torturatore vengano portati davanti alla giustizia, ovunque siano. Questo deve essere di ispirazione per tutte le vittime e i sopravvissuti anche in altri Paesi africani. E dunque il verdetto manda un messaggio potente. "Stanno arrivando alla fine i giorni in cui i tiranni d'Africa potevano brutalizzare i popoli, spogliare le loro proprietà e fuggire all'estero per condurre una vita di lusso"

La condanna di Habre è un segnale anche per la Francia, che pur di controllare le economie delle sue ex colonie in Africa, non ha mai esitato a sostenere dittatori e regimi totalitari come quelli del Ciad, del Benin, del Burkina Faso, della Repubblica Centrafricana, del Mali, del Niger soprattutto negli anni '80 e '90, e che anche oggi non esita a mandare il suo esercito non appena qualcuno dei suoi "protetti" nel Sub-Sahara si trova in difficoltà.
(la Repubblica)

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