lunedì 31 agosto 2015

Ennesima strage di Boko Haram nel nord-est della Nigeria

Gli estremisti islamici hanno ucciso 68 abitanti di un'area remota nello Stato di Borno

Gli estremisti islamici di Boko Haram hanno ucciso indiscriminatamente 68 abitanti di un villaggio in un'area remota del Borno State, nel nord-est della Nigeria. Lo ha riferito il governatore dello Stato Kashim Shettima senza precisare i dettagli, durante un incontro con i genitori delle 234 ragazze rapite da una scuola di Chibok lo scorso anno.

Gli abitanti superstiti del villaggio di Baanu hanno detto di essere stati attaccati venerdì scorso. All'arrivo dei miliziani sono fuggiti nei boschi circostanti dove hanno passato la notte. Quando al mattino sono rientrati nel villaggio hanno trovato i corpi nelle strade. Tra i morti anche molte donne e bambini.
(ANSA)


mercoledì 26 agosto 2015

Sempre più grave la crisi umanitaria nel nord-est della Nigeria

Profughi nigeriani a Minawao in Camerun
I violenti attacchi delle milizie islamiste di Boko Haram stanno causando una crisi umanitaria sempre più grave nell'area del Lago Ciad, nel nod-est della Nigeria, dove il flusso di persone sfollate è continuo e su ampia scala. Lo dichiara MSF (Medidici Senza Frontiere), che ha équipe mediche in azione in Camerun, Ciad, Nigeria e Niger.

L’insicurezza resta l’ostacolo principale alla possibilità di offrire assistenza medica e la stagione delle piogge sta aumentando le sfide logistiche. Tra i pazienti trattati da MSF ci sono molti bambini e sono stati riportati diversi casi di abusi sessuali su donne e bambine.

Le persone sfollate hanno cercato protezione e servizi di prima necessità presso le comunità locali, che già a loro volta avevano poche risorse. Secondo le Nazioni Unite, nella sola Nigeria nord-orientale si contano circa 1,4 milioni di sfollati interni, più di due milioni in tutta la Nigeria, mentre circa 170.000 persone sono fuggite nei paesi vicini, Camerun (56.000), Ciad (14.000) e Niger (100.000).

Quest’anno sono morte finora almeno 4.000 persone a causa degli attacchi di Boko HaramAll'inizio dell'anno in un solo attacco nella città di Baga ci furono circa duemila morti.

"Donne e bambini sono particolarmente vulnerabili in questa situazione e i bisogni medici sono molti" ha detto Federica Alberti, Capo missione di MSF in Ciad "Abbiamo conosciuto donne incinte che hanno camminato per chilometri in un caldo torrido per cercare assistenza medica. Le persone vivono senza ripari adeguati e non hanno accesso a cibo e acqua pulita. Con queste difficili condizioni di vita e la stagione delle piogge, stiamo già trattando casi di diarrea, malaria e infezioni respiratorie e riceviamo molti bambini malnutriti"

Profughi nigeriani attorno al "Lago Ciad"
In Nigeria, l’epicentro del conflitto resta il Borno State, dove si registrano attacchi regolari e indiscriminati che colpiscono in modo particolare i civili. "Boko Haram ha attaccato il nostro villaggio di notte, intorno alle dieci. Uomini armati sono entrati nelle case e le hanno bruciate. Molte persone sono state uccise. Mia sorella è stata rapita e non ho notizie di lei da allora. Siamo fuggiti nella foresta e abbiamo camminato per 24 ore prima di trovare una strada per raggiungere Maiduguri" (Testimonianza di una profuga di 45 anni).

Oggi nella capitale del Borno State, Maiduguri, vivono centinaia di migliaia di persone sfollate, supportate dalle comunità locali o affollate in campi intorno alla città. MSF ha aperto tre centri per offrire assistenza medica di base e gestisce un ospedale con 72 posti letto, che include una maternità con 12 posti e 60 letti per assistenza pediatrica, nutrizione e cure intensive. MSF effettua anche aiuti regolari agli ospedali locali per affrontare i grossi afflussi di pazienti che seguono i bombardamenti.

In Camerun continuano le incursioni e gli attacchi di Boko Haram lungo le frontiere con la Nigeria e ogni giorno arrivano rifugiati in un campo nella regione dell’Estremo Nord. Oggi circa 45.000 rifugiati vivono nel campo di Minawao, dove MSF fornisce il 55% dell’acqua e offre più di 2.300 consultazioni mediche al mese.

"Vediamo un numero sempre maggiore di ricoveri nel nostro programma per il trattamento della malnutrizione" spiega Hassan Maiyaki, capo missione di MSF in Camerun "Stiamo rinforzando il supporto che diamo al centro di terapia nutrizionale intensiva nel Mokolo District Hospital, dove offriamo cure pediatriche e nutrizionali a rifugiati, sfollati e alla popolazione locale". Tra i profughi della regione si lotta seriamente contro la malnutrizione e la malaria.

In Ciad l’insicurezza nella regione del lago è decisamente aumentata nel mese di luglio. Si stima che nelle ultime due settimane circa 40.000 persone abbiano dovuto lasciare le proprie case e ora vivono in siti improvvisati nei distretti di Baga Sola e Bol. "L’altro giorno ho sentito degli spari nel villaggio vicino e sono scappato con mia moglie e i miei 8 bambini. A molti di noi hanno bruciato la casa e sono fortunato che nessuno che conosco sia stato ucciso. Ma abbiamo cibo sufficiente per un giorno soltanto".

Nel Niger sudorientale, la già fragile situazione umanitaria è stata aggravata dal peggioramento del conflitto e dalle conseguenti ondate di persone in fuga dalla violenza. Le condizioni di vita di questa popolazione sfollata e rifugiata, che ha scarso accesso all'assistenza medica, all'acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari, sono critiche. Oltre a questo, la stagione delle piogge sta causando un aumento delle malattie trasmesse dall'acqua come la malaria e la diarrea che, unite alla malnutrizione, sono particolarmente pericolose per i bambini piccoli.

MSF supporta il principale centro di cure materne e pediatriche nella città di Diffa, sei centri in diversi distretti e lavora nei campi sfollati nell'area attraverso cliniche mobili, attività di igienizzazione e potabilizzazione dell’acqua e la distribuzione di 25.000 reti anti-zanzare. Non lontano da Diffa, le équipe di MSF stanno assistendo circa 28.000 rifugiati arrivati dalla Nigeria.

Le strutture sanitarie locali sono sovraffollate e l’accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari sono decisamente insufficienti.



sabato 22 agosto 2015

Prudence e le altre che non possono tornare in Nigeria

In Nigeria, soprattutto nel nord-est della Nigeria gli attentati di matrice islamica sono quasi quotidiani, centinaia le bambine usate come bombe umane, migliaia i morti (4.000 solo nel 2015, quasi 20.000 in sei anni). E poi rapimenti, attacchi e distruzione di interi villaggi, massacri indiscriminati. Questo è quello che sta provocando Boko-Haram, islamici integralisti affiliati all'ISIS in Nigeria.

Da tutto questo è fuggita anche Prudence, lei stessa vittima di Boko Haram nell'attentato che colpì Abuja, la capitale della Nigeria nell'aprile dello scorso anno. Un attentato che provocò 80 morti e 200 feriti in una stazione di autobus. Prudence rimase in ospedale per due mesi, ma ancora oggi sul suo corpo ci sono i segni del fuoco della bomba che la colpì quel giorno.

Quotidiani orrori che la civile e cristiana Europa sembra ignorare, ma Prudence è fuggita da tutto questo, e per fuggire da tutto questo ha subito ogni sorta di violenze nelle prigioni libiche.

Prudence
Prudence ha lo sguardo dritto mentre piange disperata. Mostra le cicatrici che il fuoco ha lasciato sul suo corpo e ripete "questa sono io". Non è facile vedere una donna nigeriana piangere in pubblico, e i lo so, eppure Prudence si mostra anche alle telecamere.

Lo fa per lanciare un grido disperato di aiuto, la violenza di Boko Haram le rimarrà impressa per sempre. Il dolore provocato dall’esplosione che ha ucciso ottanta persone e ha ferito lei assieme ad altri 200, l’ha accompagnata in questi otto mesi di fuga senza cure adeguate che l’hanno portata fino in Italia. Ma il suo pianto, il suo grido disperato non serve a mitigare quella sofferenza, serve piuttosto a dire: "guardatemi perché esisto, questa sono io".

Prudence è rinchiusa nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, nei pressi di Roma, con un decreto di espulsione che pende sulla sua testa. È rinchiusa nel CIE assieme ad altre 64 ragazze nigeriane, sfuggite alla violenza ottusa degli integralisti islamici di Boko Haram, agli stupri e all'inferno della Libia, sopravvissute alla traversata del Mediterraneo e ora chiuse nel CIE con un decreto di espulsione.

Prudence è vittima di tratta, destinata (quasi certamente) alla prostituzione assieme alle altre. Al termine di un percorso infernale avrebbero trovato la strada, il marciapiede, ancora soprusi, violenze, sfruttamento e nessuno capace di vedere la loro esistenza. Invece sono chiuse nel CIE.

Rischiano di tornare indietro Prudence e le altre, rischiano di ripartire dal via in questo gioco ottuso messo in moto da leggi ottuse e dalla incapacità di guardare e di capire e di prendere decisioni giuste.

La storia di Prudence non l’avremmo mai conosciuta se non fosse stato per le associazioni che l’hanno scoperta e denunciata come "A Buon Diritto", "Bee Free", "Foundation for Africa", e alla campagna LasciateCIEntrare. Intorno a loro le antenne, i mezzi di comunicazione erano spenti come se fossero nei villaggi in cui Boko Haram cancella ogni possibilità di comunicare con il resto del mondo. E si perché l'integralismo islamico nigeriano distrugge tutto e prima di andarsene dai villaggi che brucia si accerta anche di distruggere tutte le antenne di telecomunicazioni, tutte le linee telefoniche, tutto ciò che permette ai superstiti di comunicare con il mondo esterno.

Una delle regole del giornalismo dice che le notizie sono più rilevanti se avvengono vicino a noi, se ci coinvolgono, ma forse è una regola che andrebbe rivista dal momento che le vittime di quelle violenze lontane vengono da noi a mostrarcene gli effetti e ci chiedono aiuto, ci chiedono di guardarle e di ascoltarle, ci chiedono di agire.

La strage che ha ferito Prudence (Abuja, aprile 2014) ha fatto 80 morti e 200 feriti feriti, una esplosione alla stazione degli autobus. Quasi lo stesso bilancio tragico, la stessa dinamica della strage di Bologna del 1980. Voi europei, voi italiani, non siete poi così distanti, dovreste capire il dolore di chi quel dolore lo ha attraversato.


"Due mesi in Libia sono come cento anni all'inferno". Sopravvissuta a Boko Haram e torturata in Libia. La nigeriana Prudence ne ha vissuto più di uno di inferno.

È sopravvissuta alla furia di Boko Haram, in Libia è stata imprigionata e picchiata. Ora è rinchiusa nel CIE di Ponte Galeria (Roma) con un provvedimento di espulsione. Questa è la storia di Prudence.

Assieme a lei ci sono altre 64 ragazze sue connazionali, alcune fuggite dagli orrori di Boko Haram, altre certamente vittime della "mafia nigeriana", destinate al racket della prostituzione in Italia, tutte non possono più tornare indietro.

Noi diciamo NO alla loro "espulsione", queste ragazze hanno bisogno del riconoscimento dello status di "rifugiato" e di "protezione sociale" e non di essere espulse
Firma la Petizione
#FreeOurGirls .. Liberiamo Prudence e le altre Nigeriane

Articolo curato da

giovedì 20 agosto 2015

Ferragosto di sangue in Nigeria, Boko Haram fa strage. Ameno 150 i morti

Carneficina dei miliziani islamici in un villaggio nel nord est. 150 uccisi o annegati nel fiume durante la fuga

Non si ferma la ferocia dei Boko Haram nel nord est della Nigeria. 150 persone sono morte, uccise dagli integralisti islamici o annegate mentre cercavano di sfuggire alla loro furia lungo il fiume. E per sei giorni di quei corpi non si è saputo nulla perché i miliziani hanno distrutto ogni mezzo di comunicazione. Solo quando i pochi superstiti sono riusciti a raggiungere una zona abitata per chiedere aiuto, i soccorritori hanno scoperto il massacro.

L'assalto nel villaggio di Kukuwa-Gari, attaccato all'improvviso dagli estremisti islamici a bordo di moto e auto, è solo l'ultimo di una serie che ha falcidiato centinaia di persone nelle ultime settimane.

Negli ultimi mesi l’esercito nigeriano ha compiuto diverse offensive per distruggere i campi di Boko Haram, liberando centinaia di persone prese in ostaggio dagli islamisti. 178 solo due settimane fa, per la maggior parte donne e bambini. Un’altra settantina di persone sono state liberate l’11 agosto anche nel confinante Camerun, dove Boko Haram ha esteso il proprio raggio d'azione.

Lo scorso novembre si sarebbe dovuta dispiegare una forza multinazionale di quasi novemila mila uomini provenienti da cinque Paesi, per dare una svolta a questa guerra che finora ha prodotto oltre ventimila morti in sei anni. Ma le operazioni sono iniziate con molto ritardo, soltanto il mese scorso, anche per via dei difficili rapporti tra governo nigeriano e i suoi vicini.

L'ultima ondata di violenza ha fatto seguito all'elezione in maggio del nuovo presidente Muhammadu Buhari, musulmano del nord. Da allora i morti accertati sono circa mille. Le milizie di Boko Haram, tra l’altro, sono sempre molto e ben armate, e non di rado rispondono ai raid dei governativi vendicandosi contro i loro stessi villaggi.
(La Stampa)



giovedì 13 agosto 2015

Ancora morte in Nigeria, Boko Haram uccide altri 47 "innocenti"

Se fossero morte 47 persone in un attentato islamico in Europa a quest'ora tutto il mondo parlerebbe solo di questo, ed invece è accaduto in Nigeria, ma l'Africa è lontana, e quindi "chi se ne frega" .. Salvo parlare dell'Africa quando arriva in Europa con i barconi.

L'esplosione è avvenuta nel villaggio di Sabon Gari, nello stato nord-orientale del Borno dove imperversa il gruppo jihadista.

Un nuovo sanguinoso attacco terroristico attribuito a Boko Haram ha colpito la Nigeria. A compierlo è stata una "bambina" kamikaze che si è stata fatta esplodere in un mercato di Sabon Gari provocando almeno 47 morti e un centinaio di feriti.

Sono almeno seicento le persone morte a seguito di attentati condotti dall'organizzazione fedele all'Isis dall'insediamento del nuovo presidente nigeriano Muhammadu Buhari, il 29 maggio scorso. Per la maggior parte dei casi le esplosioni sono state innescate da kamikaze (donne e bambine).

La coalizione anti-jihadista formata in collaborazione con Ciad, Niger e Camerun sta cercando di limitare i danni nel Nord-Est dove gli attacchi sono più frequenti, ma allo stesso tempo sta generando dure reazioni da parte dei fondamentalisti che hanno portato assalti anche oltre i confini con il Ciad e il Camerun.


giovedì 6 agosto 2015

Nigeria, l'esercito libera altri 178 ostaggi di Boko Haram

Continua la controffensiva dell'esercito nigeriano contro i miliziani di Boko Haram.
Donne e ragazze liberate da Boko Haram
Dopo la liberazione di 71 donne in alcuni villaggi intorno alla città di Maiduguri del 29 luglio scorso, ieri l’esercito nigeriano ha reso noto di aver liberato altri 178 ostaggi nelle mani dei miliziani islamici. L'azione dell'esercito nigeriano è avvenuta nel nord dello Stato del Borno, nei pressi della città di Bama.

Tra di loro c’erano 101 bambini67 tra donne e ragazze, e 10 uomini, ma le notizie diffuse non confermano se ci siano anche le studentesse rapite oltre un anno fa in una scuola di Chibok. Da aprile 2014 ad oggi si calcola che Boko Haram abbia rapito almeno duemila tra donne e ragazze e almeno un migliaio di bambini.

Il comunicato dei militari segnala anche che durante lo scontro a fuoco sono stati uccisi una decina di miliziani islamici e il comandante del gruppo di terroristi che controllava gli ostaggi e stato catturato.
(News Nigeria)


Boko Haram sequestra un centinaio tra donne a bambini in Camerun

I miliziani jihadisti sono arrivati all'alba, hanno ucciso diverse persone e incendiato numerose abitazioni, prima di fuggire indisturbati con gli ostaggi.

Almeno nove persone sono state uccise e circa un centinaio, donne e bambini, sono state sequestrate dai miliziani del gruppo jihadista nigeriano Boko Haram durante un’incursione compiuta ieri nel villaggio camerunense di Tchakarmari, nella regione del Far North, al confine con lo Stato nordorientale del Borno, dove Boko Haram ha le sue basi principali. Abitanti di Tchakarmari hanno riferito che i miliziani jihadisti si sono arrivati all'alba, e hanno ucciso diverse persone e incendiato numerose abitazioni, prima di fuggire indisturbati con gli ostaggi.

Proprio ieri, le autorità camerunensi avevano resto noto di aver espulso più di tremila nigeriani appunto nell'ambito della lotta contro Boko Haram. Si tratta di uomini, donne e bambini trasferiti nel villaggio nigeriano di Sahuda, non lontano dal confine. Chi si era dichiarato rifugiato, ma non era rimasto nei campi profughi è stato espulso. Inoltre proprio ieri la polizia ha arrestato centinaia di camerunensi e nigeriani accusati di collaborare con i miliziani islamici.

Il Camerun è uno dei Paesi, insieme con Ciad e Niger che fornisce truppe alla missione africana contro Boko Haram. Il gruppo jihadista, responsabile da oltre cinque anni a questa parte di sistematiche stragi in Nigeria con attacchi armati e attentati terroristici, da tempo ha preso di mira anche i Paesi confinanti, a partire proprio dal Camerun.

Nelle ultime settimane, le forze africane, poste nei giorni scorsi sotto il comando del generale nigeriano Iliya Abbah, hanno rivendicato reiterati successi contro il gruppo jihadista e la liberazione di centinaia di donne e bambini che teneva in ostaggio, in qualche caso da oltre un anno. Nonostante ciò, Boko Haram dimostra di mantenere intatta la sua capacità di colpire, in Nigeria e oltre confine, come è avvenuto ancora questa settimana con l’incursione appunto a Tchakarmari e in precedenza con una nella località di Malari, nel Borno, costata la vita a decine di abitanti.

Nigeria, Boko Haram pubblica un video dell'orrore. Otto minuti di insana follia, Boko Haram ha pubblicato on line un video in cui mostra intensi scontri a fuoco durante gli attacchi a villaggi e caserme di Borno e Yobe, due dei 36 stati situati nel nord-est della Nigeria. Durante le rappresaglie un agente di polizia è stato sequestrato e giustiziato davanti alle telecamere degli estremisti.

Il video mostra gli estremisti islamici imbracciare Kalasnikov e sparare raffiche di proiettili nei villaggi sotto assedio. Le immagini proseguono con l'attacco a una caserma dove vengono saccheggiate munizioni e armi e un agente di polizia viene preso in ostaggio. L'uomo viene ammanettato ed è costretto a inginocchiarsi con alle spalle i suoi aguzzini che lo decapitano senza pietà.

La clip, condivisa sui social media, è stato registrata con le stesse tecniche utilizzate dallo Stato Islamico. Da marzo scorso, infatti, i terroristi dell'Africa sub sahariana hanno giurato fedeltà al Califfato formando un nuovo asse del terrore.