venerdì 29 maggio 2015

Burkina Faso, far pace col passato per proiettarsi nel futuro

Thomas Sankara
È arrivata l'ora far piena luce sulla morte violenta di Thomas Sankara. Sono stati avviati i lavori per l’esumazione delle spoglie dell’icona ed ex Presidente burkinabè Thomas Sankara. Un passo fondamentale per scoprire cosa avvenne quell'ottobre del 1987 quando venne assassinato. Ma anche decisivo per dar slancio al cambiamento che il paese tanto desidera.

A piccoli passi il "Paese degli Uomini Integri" (così lo chiamò Thomas Sankara nel 1984) continua il proprio cammino verso le presidenziali del prossimo 11 ottobre. Dopo il ritorno in patria della vedova Sankara e la sua comparsa davanti al giudice istruttore una decina di giorni fa, lunedì scorso sono iniziati i lavori di esumazione delle spoglie del Capitano e dei 12 compagni caduti con lui quel lontano 15 ottobre 1987. Il processo sull'assassinio dell’ex Presidente burkinabè entra in una fase cruciale, dopo 18 anni d’attesa.

Lunedì il cimitero Dagnoen, a est di Ouagadougou, era gremito da una folla silenziosa, tenuta fuori dal campo santo dalla Gendarmeria. Sentimenti contrastanti, un po’ come il cielo sopra la città che ha minacciato tutto il giorno con nuvoloni fuori stagione. Il team d’esperti, nominato dal giudice e composto da due medici burkinabè e un francese, ha cominciato a lavorare sulle tombe di due compagni di Thomas Sankara.

Dagnoen, luogo dove si presume siano sepolti i resti
di Sankara e dei suoi 12 compagni assassinati con lui
Il giorno seguente, martedì, è invece stato aperto il mausoleo contenente le "presunte" spoglie di Thomas Sankara. La gente, accalcata sui muri di cinta e fuori dal cimitero, ha accompagnato le casse contenenti i resti (qualche osso e dei frammenti di vestiti) dell’ex presidente intonando l’inno nazionale, come durante l’assalto all'Assemblea Generale il 30 ottobre scorso (manifestazioni per la destituzione di Blaise Campaoré). Mariam Sankara, che si è rifiutata di presenziare all'esumazione, ha dichiarato "Non è facile per certe famiglie. Là c’è un clima di morte. È come andare all'obitorio".

La famiglia Sankara non è mai stata informata ufficialmente su dove fosse sepolto il Thomas né ha mai potuto vederne il corpo esanime. Ricostruzioni, testimonianze e voci hanno poi trasformato 13 anonime tombe del cimitero Dagnoen nel mausoleo di Thom Sank e dei martiri del 15 ottobre 1987, anche se la famiglia non ha mai creduto che lui riposasse davvero in quel luogo. L’analisi del DNA sui resti ritrovati nelle tombe in questi giorni potrebbero finalmente dare una risposta a Mariam e al popolo burkinabè segnando una svolta che potrebbe velocizzare il processo sull'omicidio dell’ex Presidente e altri dossier politici dell’era Compaoré (come quello di Norbert Zongo, giornalista burkinabè assassinato nel 1998 perché voleva far luce proprio sulla morte di Sankara) che fremono sulla scrivania del giudice.

Mariam Sankara al suo arrivo i Burkina Faso
Come ricorda Bénéwendé Stanislas Sankara, capo del pool di avvocati della famiglia "Sono ormai 18 anni di procedura legale, 18 anni che lottiamo contro tutte le giurisdizioni. Siamo stati perfino davanti alla commissione dei diritti dell'uomo dell'Onu che, nel 2006, ha condannato lo Stato del Burkina Faso intimandogli di riprendere l'inchiesta. Ma ci sono voluti anni di ping-pong fra le diverse procedure giudiziarie nazionali. Il presidente Compaoré, ovviamente, non aveva nessun interesse a fare luce sulla faccenda, visto che era lui ad aver tratto beneficio da tale crimine che ogni giurisdizione burkinabè sotto il suo regime si è dichiarata incompetente a giudicare".

Stanislas, recentemente nominato candidato unico del fronte sankarista (formato da 10 partiti e diversi movimenti) alle presidenziali, si dice comunque fiducioso rispetto allo svolgimento del processo "Con il cambio di regime e sotto lo sguardo vigile del popolo burkinabè che tiene particolarmente a questo dossier, gli errori non sono più accettabili. Bisogna andare fino in fondo. Dobbiamo rispettare le procedure e i diritti della difesa per arrivare a scoprire gli autori di tale assassinio e a punirli davanti alla legge. Se abbiamo resistito per 18 anni ora siamo disposti ad aspettare ancora quel poco che manca per raggiungere la verità".

Una verità fortemente cercata anche dalla campagna internazionale "Giustizia per Thomas Sankara. Giustizia per l’Africa" nata il 21 dicembre 2009 e che, recentemente riproposta sui "Social Network", ha superato le 13mila adesioni in tutto il mondo. Parallelamente il 5 maggio è stato lanciato da 26 deputati burkinabè del CNT (Consiglio Nazionale della Transizione) un appello al governo francese per l’apertura di un’inchiesta parlamentare sulle circostanze dell’assassinio dell’ex Presidente del Burkina Faso, chiedendo anche di rendere pubblici documenti e archivi rimasti coperti dal segreto di Stato.

La lettera dei deputati burkinabè è stata indirizzata direttamente a Claude Bartolone, presidente del Parlamento francese nato a Tunisi da madre maltese e padre siciliano, un bracciante agricolo scappato in Tunisia durante il fascismo. La petizione è già stata firmata da oltre 2000 persone, fra cui molti italiani grazie all’impegno di personalità del mondo dello spettacolo come Fiorella Mannoia e giornalisti come Silvestro Montanaro.

Firma la Petizione anche tu - clicca qui -

L’attenzione con cui viene seguito questo processo, in Burkina Faso, in Africa e non solo, rivela una volta di più quanto il vento di cambiamento e la lotta per maggiori diritti e dignità del Burkina di oggi sia legato a doppio filo con le ferite aperte del passato e con gli ideali sankaristi di cui questa terra è ancora piena.
(News da Nigrizia)

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